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Visualizzazione dei post da gennaio, 2010

18 marzo 1968, Robert Kennedy

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Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jpnes, nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana. Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si

La verità (spero) su Lentamente muore

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Vagando su internet, ho fatto una scoperta che un po' mi ha sorpreso: in pratica ho letto che la poesia Lentamente muore (Quien muere in spagnolo) non è dello scrittore cileno Pablo Neruda , come il 99% delle persone crede (io compreso, l'avevo pure pubblicata nel mio blog scrivendo proprio il nome del cileno alla fine) ma è di una certa Martha Medeiros , giornalista e scrittrice brasiliana. Questa bufala in pratica gira da anni su internet, partita chissà da chi, e pochissimi siti la smentiscono . Ancora adesso, mentre scrivo non mi rendo conto quale sia la verità... Certo è incredibile e strano, anche perchè, soprattutto tra i profani della poesia di Neruda, questa probabilmente è considerata la poesia più famosa. Ora che ci penso, tante volte ho provato a cercarla nei suoi vari libri di raccolta, ma non l'ho mai trovata. Questo spiegherebbe il perchè: non l'ha scritta lui. Anche la sua fondazione confermerebbe questo. Comunque vi rimando a un po' di link che vi c

Tutti uguali

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Qualche giorno fa in un post ho analizzato l'uso del "lei" nella vita di tutti i giorni, oggi parlerò di una sua forma simile ed estremizzata, addirittura ancora peggiore: l'uso di sostantivi quali onorevole, dottore, ingegnere, e via dicendo che alcuni utilizzano per dialogare con una persona o per rivolgersi a qualcuno. Insomma, al posto di usare il nome proprio, usano il nome del lavoro della suddetta persona o del ruolo che essa rappresenta nella nostra società così fortemente classista, in un'ennesima forma di ossequioso rispetto e paraculismo. Per esempio: buongiorno dottore, vuole il caffè? Oppure: ingegner Rossi, tutto bene oggi? Ma questi sono esempi della realtà quotidiana che non renderebbero bene l'idea perchè ormai molti lo dicono quasi da prassi, e non da leccaculismo, quindi voglio che si capisca correttamente ciò che scrivo. Mi danno molto più fastidio certi addetti ai lavori che quando parlano di qualcuno si rivolgono in questa maniera. Come n

Attacco alla giustizia

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Quello che questo governo sta cercando di fare alla giustizia è inammissibile. La legge sul processo breve (come lo chiamano loro) è in realtà una legge sul processo morto (il suo vero nome). Per salvarne uno (indovinate chi), si salveranno in 100, 1000, o chissà quanti. Processi che finiranno ancor prima di iniziare, delinquenti che la faranno franca e onesti che la prenderanno nel didietro per l'ennesima volta. Per sapere finalmente che razza di scempio vogliono fare, se il disegno passerà anche alla camera (al senato non ha trovato grandi ostacoli), ascoltate attentamente questo filmato . Non potrebbe essere più chiaro. E qua, se mai ce ne fosse ancora bisogno, non si tratta più di destra, di sinistra o di centro. Qua si tratta di giustizia, di oggettività, di regole che ormai non esistono più. Ora non c'è più da schierarsi. C'è da distinguere quello che è giusto da ciò che non lo è. E vi assicuro, non ci vuole molto.

Che ne dite?

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Ecco qua, ho finalmente trovato la donna della mia vita! Dopo tanto cercare, mi sono deciso. Prima di tutto il nome: non ne ho la più pallida idea. Ma questo suppongo che non importi molto ai fini dell' amore profondo che provo per lei. Ora che l'ho trovata, non mi resta che conoscerla e farle vedere che bel bocconcino io sia... Non sarebbe difficile per me riuscire a conquistarla, in pratica mi basterebbe rapirla, drogarla con sostanze fortissime, farle un lavaggio del cervello con delle voci che nel sonno le direbbero quanto adorabile io sia, portarla su un'isola deserta a migliaia di chilometri di distanza dalla civiltà e dirle che sono l'unico uomo sulla Terra. Sicuramente questo ancora non basterebbe a farla innamorare di me, e infatti ho già pensato al piano B: mi porterei appresso il grande mago Giucas Casella, e gli ordinerei di ipnotizzarla perennemente facendole credere che io sia suo marito. Ma anche questo potrebbe non bastare, conoscendo le scarse doti del

Il lei

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Quando le persone hanno paura del prossimo, dell'altro, del diverso, erigono i muri. Muri insormontabili perchè costruiti con i nostri pregiudizi e la nostra ignoranza. Il "lei" è un muro enorme. Il dare del lei non è una forma di rispetto, è una forma di ruffianeria mascherata da rispetto. Io non rispetto una persona se le do del lei, rispetto una persona se la ascolto, se presto attenzione a quello che dice e alle sfaccettature del suo carattere, se la tratto con umiltà. Il lei non è educazione. Non può essere educazione coniugare un verbo in un modo piuttosto che in un altro. E' solo formalismo. Alcune persone vogliono che le si dia del lei perchè così credono di acquistare importanza e di avere rispetto dal prossimo. Niente di tutto questo può essere vero, è solo conformismo. Odio tutto quello che è forma e non sostanza. Il nostro quotidiano è permeato di forma che prende il sopravvento sulla sostanza. Peccato, perchè se ci fermassimo a guardare e ad accorgerci de

L'anima

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Ci chiediamo molto spesso cosa non vada negli altri. Ma forse la domanda giusta sarebbe cosa non va in noi. La solitudine, le assenze, quel vuoto incolmabile, non esistono fisicamente, non sono di questo mondo. Esistono in noi perchè noi le proviamo. Esistono in noi perchè noi le sentiamo. Ci piace viaggiare, ci entusiasma vedere cose nuove, lontane, inesplorate, pensiamo che così la mente ci si apra, il pensiero si dilati, noi ci eleviamo, possiamo scappare da un'altra parte se una cosa non ci piace, se una situazione ci fa paura. Ma l'anima resta sempre lì, all'anima non puoi mentire, lei è lo specchio interiore di ciò che sei. Il nostro vero viaggio, più lungo, più faticoso, più impervio e infinito, è il viaggio dentro di noi. Non basta una vita per completarlo, non c'è biglietto di andata o di ritorno. Noi siamo la nostra anima.

Anno vecchio anno nuovo

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Premesso che il capodanno non mi piace affatto, in quanto ennesima festa del consumismo, figlia proprio di questi anni così falsamente sfarzosi che stiamo vivendo, dove abbiamo bisogno che qualcuno ci dica di divertirci per doverlo fare, e premesso che per quanto ne so potrebbe non essere il 2010 ma il 3000 o il 1930 o chissà che, dipende a chi ci si riferisce quando contiamo gli anni, vorrei fare alcune valutazioni riguardo l'anno appena passato e l'anno che verrà. Il 2009 ci ha lasciato in eredità alcune catastrofi di cui dovremmo fare tesoro per far si che non accadano in futuro, come l'alluvione di Messina, la tragedia dell'esplosione del treno a Viareggio, il terremoto in Abruzzo. A me questi disastri hanno insegnato, ancora una volta, l'ennesima negli ultimi 6 anni, che quando mi lamento per i miei problemi, dovrei confrontarli con le sofferenze (enormi) della gente che ha subito queste tragedie, e forse tutto mi apparirebbe un po' meno grave. Dovrei smett