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Visualizzazione dei post da febbraio, 2011

Un giorno di ordinaria follia

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Vi ricordate il film dove a un certo punto della sua vita Michael Douglas impazziva improvvisamente? Bè, a Roma ogni volta che sali su un autobus puoi tranquillamente vedere scene che andrebbero benissimo per quella pellicola. Ore 16:39 Autobus 310 per Stazione Termini Attori protagonisti: Mario (nome fittizio): signore di 70 anni con cappello Luisa (nome fittizio): signora grassa di 60 anni Giovanna (nome fittizio): signora di 65 anni Attori non protagonisti: Autista: autista dell'autobus 310 Sara (nome fittizio): ragazza bionda, studentessa probabilmente Lucio (nome fittizio): ragazzino di 15 anni Comparse: Antonello Falchi (nome vero, nel ruolo di me stesso) altre 40 persone circa Quando l'autobus si ferma per farci entrare è già stracolmo di gente, a fatica riusciamo ad entrare e a guadagnarci un posticino. Sto talmente comodo e largo che a un cm dal mio naso un uomo orrendo con occhiali mi sta alitando in faccia (non è profumo di rose, se per caso ve lo state chiedendo), e

Ministro della difesa?

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Il filmato mostra come il Ministro della difesa Ignazio La Russa si comporta quando qualcosa non gli va a genio: lui scalcia, come i cavalli quando iniziano a innervosirsi e imbizzarrirsi. A semplice domanda di un giornalista va fuori di testa, blatera parole a caso, fa un allusione molto sopraffina riguardo la sorella del giornalista e a denti stretti, strettissimi, inizia a scalciare il giornalista, con una classe degna di un lord. Non solo, dopo aver pestato varie volte i piedi alla sua "vittima", lo accusa dicendogli di essere stato lui a dargli pedate, e lo apostrofa con la parola da utilizzare in tutte le occasioni, la sempre verde "Vergogna", che puoi usare sempre e comunque, senza soluzione di continuità. Certo, non è la prima volta che La Russa si fa prendere un tantino "la mano", qua ci sono altre sue performance fisiche . E' così che La Russa difende la democrazia e la libertà di parola: a calci.

Abbiamo bisogno

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Un amico mi ha fatto un dono: una poesia. Bellissima. Non faccio altro che trascriverla e ringraziarlo per aver pensato a me regalandomela. Abbiamo bisogno del cielo e della terra del fiore e della luna degli amici e degli alberi abbiamo bisogno dei sogni abbiamo bisogno dei segni segni eloquenti segni silenziosi segni evidenti e solari segni che ci raggiungono all'improvviso quando nulla è programmato abbiamo bisogno della grazia di un incontro che ci dischiuda alla grazia all'eterno all'amore alla vita che non muore abbiamo bisogno di una luce di un volto di un faro nelle tempeste quotidiane.

Il giocatore d'azzardo

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Una volta mi consideravo un giocatore d'azzardo. Le mie vicissitudini si basavano principalmente sul gran numero di "puntate" che io azzardavo nella roulette della mia vita. Ma non avevo capito una cosa: ero un giocatore d'azzardo falso, perchè giocavo sui sentimenti e le emozioni degli altri, non sulle mie. Puntavo su qualcosa che non mi apparteneva, e non perdevo mai. Almeno così credevo. Quando però è arrivato il momento di puntare sui miei sentimenti ho capito cosa significava essere un giocatore d'azzardo vero, e ho puntato tutto. Tutto quello che avevo. E ho perso. Eccome se ho perso. Poi col tempo ho capito il vero significato della parola azzardo. Il vero azzardo sarebbe non puntare mai. La vera sconfitta sarebbe non poter mai perdere. Da allora è passato del tempo, a volte sembra un tempo lontanissimo, altre volte sembra un tempo che non è mai finito; e io non ho più scommesso, per lo meno non tutto quello che avevo. Mi piacerebbe un giorno, di nuovo, pun