La statura morale di un uomo


Non è facile parlare e raccontare di Paolo Borsellino perchè non basterebbe un post per descrivere ed esprimere a parole le qualità di una persona come lui. Correrei il rischio di non rappresentarlo per come merita di essere rappresentato. Per come era, per cosa sarebbe stato oggi. Solo le sue parole possono trasmettere e far capire la statura morale di quest'uomo.
Siamo a fine giugno del 1992, il suo collega e amico d'infanzia Giovanni Falcone è stato ucciso da poche settimane; alla precisa domanda di un giornalista lui risponde così:

Domanda : Lei si sente un sopravvissuto?

Paolo Borsellino :
“Io ricordo ciò che mi disse Ninni Cassarà allorchè ci stavamo recando assieme sul luogo dove era stato ucciso il dottor Montana alla fine del luglio del 1985, mi disse: “convinciamoci che siamo dei cadaveri che camminano”. L’espressione di Ninni Cassarà io potrei anche ripeterla ora, ma vorrei poterla ripetere in un modo più ottimistico: io accetto, l’ho sempre accettato, più che il rischio la condizione e le conseguenze del lavoro che faccio, del luogo dove lo faccio e vorrei anche dire di come lo faccio; lo accetto perché ho scelto a un certo punto della mia vita di farlo e potrei dire che sapevo fin dall’inizio che dovevo correre questi pericoli. La sensazione di essere un sopravvissuto e di trovarmi, come viene ritenuto, in estremo pericolo è una sensazione che non si disgiunge dal fatto che io credo profondamente nel lavoro che faccio, so che è necessario che lo faccia, so che è necessario che lo facciano tanti altri insieme a me e so anche che tutti noi abbiamo il dovere morale di continuarlo a fare senza lasciarci condizionare dalla sensazione che, o financo vorrei dire dalla certezza che tutto questo può costarci caro.”

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