Mi autodenuncio


Ieri sfogliavo un po' distrattamente il quotidiano "La Repubblica", quando a pagina 27 mi salta agli occhi un articoletto su L'Aquila e il cosiddetto "popolo delle carriole", con annessa fotografia che ritrae inequivocabilmente il sottoscritto che "aiuta", nel suo piccolo, gli aquilani a riprendersi la propria città. Riporto i passi più importanti dell'articolo, perchè parlano da soli, e sono assolutamente agghiaccianti. Spiegano inequivocabilmente dove sta andando a finire il nostro paese, che è ancora considerato civile:

"Il popolo delle carriole ora è sotto inchiesta, e rischia il carcere (si, avete letto bene). A tre responsabili del coordinamento dei comitati cittadini è già stato notificato un avviso di garanzia. E pare che gli avvisi stiano per raggiungere anche altri partecipanti alla manifestazione (se manifestazione significa voler fare qualcosa per risollevare la propria città dopo la tragedia del terremoto, al contrario di quanto fatto dalla classe politica, bè, allora chiamiamola così, però io la penso un po' diversamente) di domenica scorsa. L'accusa della Procura de L'Aquila è quella di "aver preso parte ad una riunione... del cosiddetto Popolo delle carriole nella pubblica piazza Duomo senza averne dato preavviso al questore", contravvenendo all'articolo 18 comma 1 e comma 3 del regio decreto 18 giugno del 1931 numero 773. Il procedimento penale (!!!) riguarda TUTTI i partecipanti all'ultima manifestazione (e ridaje con stà parola) anti-macerie, che si è svolta domenica scorsa. Secondo la Procura quella manifestazione (allora è proprio un vizio!) non poteva svolgersi in quanto non autorizzata. Il questore de L'Aquila, Stefano Cecere, aveva negato l'autorizzazione per la manifestazione (è un incubo questo termine!) a causa della concomitanza delle elezioni, tanto che l'altro reato contestato ai partecipanti è proprio quello di violazione del silenzio elettorale".

Questi sono i passi più importanti dell'articolo di Repubblica. Quindi quello che ne deduco è: una città è stata distrutta da un terremoto su cui le autorità avevano tranquillizzato la popolazione nei giorni antecedenti allo stesso, dicendo che non ci sarebbe stato alcun pericolo; stesse autorità , politici e affini, che per un anno se ne son sbattuti le balle di questa città, che a tutt'oggi non è stata ancora ripulita dalle macerie, se non dai cittadini per iniziativa volontaria e personale. Stesse autorità che ora mandano avvisi di garanzia e avviano procedimenti penali nei confronti di quei cittadini che invece dovrebbero difendere e tutelare. MA IN CHE CAZZO DI PAESE VIVIAMO? Domenica la Digos ha identificato solo alcuni partecipanti alla giornata di rimozione macerie, ad altri, come me, non è stato chiesto alcun documento o identificativo. Tranquilli, mi autodenuncio: mi chiamo Antonello Falchi, e domenica 28 marzo 2010 ero a L'Aquila a togliere le macerie.

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